Qual è la patologia della muscolatura tonica?

Qual è la patologia della muscolatura tonica?

Patologia della muscolatura tonica

Quale è la patologia della muscolatura tonica? Cosa possiamo fare con la terapia manuale nelle retrazioni? Cosa possiamo fare con la posturale nelle retrazioni?

La patologia della muscolatura tonica non è mai la debolezza. Riflessa, se le condizioni articolari sono normali, la sua forza è sempre sufficiente in quanto proporzionale all'intensità del riflesso. La sua patologia è la retrazione. Le unità motrici toniche sono in attività 24 ore su 24 sotto l'influenza della fusimotricità Gamma. Questa tensione di base viene regolata da dei centri celebrali in attività costante: il pallido, la sostanza reticolare, il centro vestibolare. Se, per una ragione meccanica, le inserzioni del muscolo si avvicinano passivamente, per conservare la loro tensione fisiologica le unità motrici toniche si raccorciano, i miofilamenti secondari di actina dei sarcomeri si incastrano un po' di più tra i miofilamenti primari di miosina. Si tratta, nel primo stadio di evoluzione, della patologia delle scoliosi di 1° grado.

La fisioterapia può intervenire, in una certa misura, sulle retrazioni a condizione che esse non siano troppo importanti. Si tratta del caso più frequente che possiamo riscontrare. Utilizzando la viscoelasticità dei sarcomeri, una tensione lenta, regolare e progressiva, mantenuta da 20 a 30 secondi e accompagnata da espirazioni inibitrici, fa scivolare i miofilamenti di actina verso l'allungamento. Questo allungamento resta fino a quando un lavoro posturale ha fatto scomparire la causa della retrazione.

La patologia della tonicità direzionale resta per noi ancora un mistero. Si può pensare che essa sia direttamente legata alla patologia dinamica. Non crediamo però che le cose siano così semplici. La patologia del muscolo fasico è spesso locale; quella della muscolatura direzionale può essere solo centrale. Qual'è il centro di armonizzazione globale del gesto? Si può pensare che una grande parte delle affezioni classificate in ciò che noi definiamo le “paralisi celebrali”, particolarmente quelle che intervengono solo al momento del movimento volontario, siano delle perturbazioni di questa tonicità direzionale?

Per terminare questa visione globale del muscolo, è necessario prestare attenzione ad una parola relativa ad un ultima patologia muscolare che la fisioterapia incontra spesso senza conoscerla: “il raccorciamento muscolare di crescita”. Esso è la causa della fissazione evolutiva della Scoliosi.

La fibra muscolare ha una crescita strettamente parallela a quella del connettivo che abbiamo visto. Attraverso gli studi dei fratelli Tardieu negli U.S.A. sappiamo:

  • che il muscolo che si contrae in una situazione di tensione si allunga, i suoi sarcomeri si installano in serie;
  • che il muscolo che si contrae a partire da una situazione di rilasciamento installa i suoi sarcomeri in parallelo creando delle nuove fibre.

I nostri estensori sono lunghi, i nostri flessori sono grossi.

Durante le spinte di crescita, tutti i muscoli si contraggono in una situazione di tensione. Si allungano normalmente insieme al tessuto connettivo aponeurotico. E' facile capire che, se questa tensione è insufficiente, l'insieme muscolo-aponeurotico non si allunga o si allunga in modo insufficiente. E' ciò che accade, ad esempio, a livello delle concavità scoliotiche. Essendo minore la tensione nelle concavità rispetto nelle convessità, la muscolatura è troppo corta nelle concavità e troppo lunga nelle convessità.

Cosa può fare la fisioterapia in questi casi? Nulla.

Si tratta di qualcosa che i fisioterapisti devono capire per non promettere risultati che sarebbero incapaci di ottenere. Ciò accade spesso nel trattamento delle scoliosi. Per allungare questi tessuti troppo corti bisogna utilizzare la fisiologia della crescita invertendo le tensioni, ossia mettendole in tensione, ma in una tensione permanente prolungata durante tutta la spinta di crescita. Nulla dei mezzi a disposizione del fisioterapista permette tali tensioni. Esse sono la base dei raddrizzamenti ortopedici che al giorno d'oggi vengono adottati da molti ortopedici. Fino a quando resta della crescita al bambino, essi rappresentano l'unica possibilità per poter migliorare una scoliosi. Il ruolo del fisioterapista in questi casi è di stabilizzare i risultati attraverso un lavoro posturale.

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