Evoluzione e fissazione della scoliosi

Evoluzione e fissazione della scoliosi

Davanti ad una scoliosi di cui si puo’ assumere la responsabilità dei trattamento, il problema che si pone al fisioterapista è doppio: correggere la deformazione e soprattutto evitare la sua evoluzione e fissazione.

Tutte le scoliosi statiche gravi sono delle scoliosi che si è lasciato evolvere e fissare.

Bisogna tener presente che l’evoluzione sarà sempre più rapida del miglior trattamento curativo. La fisiologia della fissazione e dell’evoluzione delle curve scoliotiche sono mal comprese dai terapisti. Si compongono di tre cose che si sovrappongono.

  • La prima è che il tono, in particolare il tono posturale che controlla la nostra statica, non è una funzione innata. E’ una funzione post natale. Il tono s’installa progressivamente per rispondere ai bisogni del bambino. In questo caso più che altrove l’affermazione: “la funzione crea l’organo” trova conferma. Il tono posturale non è definitivo prima dell’età di 8 anni nelle ragazze e 10 anni nei ragazzi. Il centro dell’equilibrio cerebellare non è adulto prima dell’età di 12 anni. E’ facile capire così che il tono puo’ installarsi su uno scheletro deformato.
  • La seconda è la retrazione muscolare tonica. Le unità motrici toniche sono in tensione 24 ore su 24, ciò che la fisiologia chiama “l’attività spontanea del tono ” che per una ragione qualsiasi le inserzioni del muscolo si trovano passivamente avvicinate, è il caso delle concavità scoliotiche, per conservare la tensione fisiologica, i sarcomeri penetrano un po’ più i loro miofilamenti secondari di Actina tra i miofilamenti primari di Miosina. E’ il raccorciamento retrattile che non è la causa più grave dell’evoluzione. Il fisioterapista puo’ facilmente trattare queste retrazioni.
  • La terza è la più grave: è la mancanza d’allungamento di crescita dell’insieme aponeuro-muscolare. La crescita in lunghezza dell’aponevrosi e della fibra muscolare è tributaria dell’allungamento osseo o, più esattamente, della tensione imposta da questo allungamento osseo.

Una tensione prolungata del connettivo fibroso che costituisce le aponevrosi provoca la secrezione del Collagene attraverso le cellule connettive: i fibroblasti. Queste nuove molecole di Collagene s’installano in serie e ciò allunga i fasci connettivi.

L’allungamento della fibra muscolare è strettamente confrontabile. Sappiamo, dai lavori dei fratelli Tardieu, che durante la crescita le contrazioni di un muscolo in tensione allunga questo muscolo, i nuovi sarcomeri s’installano ugualmente in serie. Durante le spinte di crescita tutti i muscoli lavorano in tensione a causa dell’allungamento osseo.

Nei due casi, l’allungamento è proporzionale all’intensità della tensione. La tensione essendo meno forte nelle concavità dove le inserzioni muscolari si sono avvicinate, l’allungamento qui è minore rispetto le convessità dove si sono allungate. A ciascuna spinta di crescita il disequilibrio muscolare si esagera e la gravità della scoliosi aumenta.

Bisogna capire bene le cose e smettere di accusare il muscolo della scoliosi. Il disequilibrio muscolare non è la causa della scoliosi, ma è la scoliosi che è la responsabile del disequilibrio muscolare. Il fisioterapista deve tener presente che, durante le spinte di crescita, è la lotta contro l’evoluzìone e la fissazione delle curve che deve dominare il trattamento.

La sola possibilità di lotta contro l’evoluzione consiste nell’indossare un corsetto di mantenimento. Nel trattamento della scoliosi, dobbiamo considerare due forme di corsetto, ciò che in realtà non fanno i terapisti.

Il corsetto ortopedico di correzione, attraverso delle pressioni progressive ben orientate sui gibbi, inverte le tensioni e la loro azione sulla crescita, allunga così ciò che è troppo corto. Il miglior esempio per noi è il corsetto lionese di cui il nostro amico Allègre ha dato il modello a tutti gli imitatori.

Il corsetto di mantenimento è un’altra cosa. Non ha uno scopo di correzione. Il suo unico scopo è quello di evitare l’evoluzione e, attraverso questa, la fissazione. Ciò impone che sia sempre accompagnato da un trattamento correttore. Non deve essere prescritto in funzione della gravità della scoliosi, ciò che invece spesso accade, ma in funzione dei rischi d’evoluzione. Questi rischi sono ancora più importanti quando il bambino è piccolo e la sua scoliosi più leggera. Una scoliosi di 1° grado o una prescoliosi su un bambino di 8 anni è più evolutíva rispetto a una scoliosi installata di un adolescente di 15/16 anni. L’evoluzione della scoliosi non è dovuta al peso, ma alla crescita.

L’utilizzo del corsetto di mantenimento non è ben compreso dai fisioterapisti e dai genitori, senza dimenticare i professori di ginnastica. E’ soprattutto per tutti loro che scrivo quest’articolo. E’ indispensabile solo durante le spinte di crescita. Il fisioterapista può prevedere e seguire queste spinte attraverso delle misurazioni settimanali in posizione eretta e seduta. Per una crescita di 1/2 o 1 centimetro per settimana, sarà indossato 24 ore su 24. Rallentando la crescita sarà tolto il mattino fino alle ore 10, poi fino a mezzogiorno, al pomeriggio, ecc… Essendo la crescita soprattutto notturna, sarà indossato la notte fino alla certezza della fine della spinta di crescita.

Il grande problema dei corsetto di mantenimento è il suo costo e il fatto che non cresce con il bambino. Il suo costo nel “commercio” è difficilmente sopportabile dalle famiglie. Quando la causa primaria della scoliosi non può essere corretta, come ad esempio l’aumento dell’angolo d’anteversione di un collo femorale, deve essere utilizzato per parecchi anni.
 Durante i miei 30 anni di rieducatore nell’équipe ortopedica del Dott. Ducroquet, avevamo raggirato la difficoltà realizzando personalmente dei corsetti di mantenimento con l’aiuto di bende di gesso. Con i miei collaboratori italiani abbiamo fatto la stessa cosa utilizzando delle bende di Polipropilene DINACAST OPTIMA di 12 centimetri. Per un bambino di 6 anni abbiamo utilizzato 4 bende, per un ragazzo di 14 anni 8 bende, rispettivamente con un costo di 41,28 e 81,56?. Tali corsetti possono essere facilmente realizzata dai fisioterapisti.
Ringraziamo il signor Vincenzo ALTIERI tecnico ortopedico all’Università dì Roma per averci permesso questa esperienza.

Ecco la tecnica:

1° – Una prima benda viene srotolata salendo per coprire tutta la superficie dei corsetto.

 

fig. 1

 

2° – Sei rinforzi in doppio spessore vengono disposti:

  • uno nella parte posteriore sui glutei,
  • due da dietro in avanti sulle creste iliache,
  • due lateralmente dall’alto delle coscie fino a sotto le ascelle,
  • uno in alto nella parte posteriore alta.

 

fig. 2fig. 3

 

3° – Un’ultima benda viene srotolata salendo per coprire l’insieme.

 

fig. 4

 

4° – Dopo l’asciugatura dei corsetto, viene tagliato con l’aiuto di una lama vibrante: largamente in avanti per permettere il movimento respiratorio, in avanti alle coscie per permettere la loro flessione, leggermente indietro al di sotto della piega glutea. Un’apertura anteriore addominale mantenuta da un velcro permetterà di mettere e togliere il corsetto facilmente.

fig. 5

Iscriviti ai nostri corsi

Organizziamo corsi di formazione di Terapia Manuale esclusivamente per medici e fisioterapisti con un programma didattico completo e in continuo aggiornamento.