A proposito di fascia
Il termine fascia è diventato un’espressione osteopatica per designare l’insieme del connettivo, tessuto “mal compreso” e molto spesso relegato alla semplice funzione meccanica, secondo la nozione che ci viene data dai libri di anatomia. E’ questa una visione semplicistica e falsa. Le aponeurosi, come sappiamo, formano i setti di divisione tra le varie strutture, ma non in un modo qualsiasi: esse separano le strutture dalla stessa funzione. In effetti, la funzione dei vari tipi di tessuto connettivo è diversa a seconda del numero più o meno grande di fasci collageni e di fibre di elastina che contiene, cioè a seconda della più o meno grande importanza dei suoi spazi lacunari e soprattutto del suo liquido lacunare: “la linfa interstiziale“ ed infine a seconda del ruolo che riveste nella funzione di nutrizione. E’ bene ricordare, a questo punto, che il tessuto connettivo rappresenta il 70% dei nostri tessuti.
Indipendentemente dai fasci connettivi di collagene e dalle fibre di elastina, la linfa interstiziale è un autentico laboratorio. In seno ad essa, oltre a svolgersi le attività cellulari che nutrono i tessuti, i macrofagi stabiliscono una prima forma di difesa cellulare. Così, per esempio, non ci sono vasi sanguigni che penetrano negli epiteli ma la nutrizione di questo tessuto avviene sempre tramite il connettivo sottostante. Come sappiamo, il glucosio è la base del metabolismo. Al momento della digestione, un grande assorbimento di glucidi carica il sangue di zuccheri; il Fegato ne è invaso e non riesce a trasformare rapidamente questo afflusso anormale, così gli zuccheri sono immagazzinati negli spazi lacunari del connettivo. Questo è il meccanismo immediato e fisiologico che l’organismo mette in atto nella lotta contro l’iperglicemia. Se a ciò aggiungiamo la scoperta relativamente recente (20 anni) di una circolazione di “acqua libera” nelle guaine dei fasci collageni del connettivo, si può sostenere senza timore che la fascia è l’agente principale della circolazione dei fluidi.
L’insieme del tessuto connettivo, cioè la fascia, è coinvolto in un movimento perpetuo che l’osteopatia chiama “Movimento Respiratorio Primario” M.R.P. Esso risulta dal movimento craniale, a sua volta prodotto dalle contrazioni ritmiche di cellule molto trascurate in fisiologia, quelle della nevroglia che proteggono le cellule cerebrali. Questi 110-120 miliardi di particolari cellule sono le sole ad aver conservato il potere contrattile. Le loro contrazioni hanno un duplice ruolo: favoriscono ed intensificano tutta la circolazione cerebrale (arteriosa, venosa e del L.C.R.), permettendo lo sviluppo dei plessi corioidei dei ventricoli cerebrali, inoltre sono l’agente della secrezione di L.C.R. e della sua propagazione. E’ facile capire che queste contrazioni ritmiche producono cambiamenti di forma ritmici degli emisferi cerebrali e, di conseguenza, modificazioni ritmiche della scatola cranica, fatta di placche ossee originate dalla calcificazione della membrana connettiva embrionale. Il centro di questi movimenti, detti di flessione-estensione, è localizzato sull’articolazione sfeno-basilare. Essi trascinano nello stesso ritmo l’insieme della fascia, sulla quale senza difficoltà è possibile percepire ritmicamente la rotazione interna, la rotazione esterna e il punto neutro che le separa.
Come ricordiamo spesso ai nostri allievi, nella fisiologia non c’è nulla di inutile. E’ certo che i movimenti della Fascia, o meglio il Movimento Respiratorio Primario, ha la sua ragion d’essere, benché al riguardo gli scritti siano piuttosto silenti. Noi pensiamo che esso sia la chiave della nutrizione tessutale, in particolare quella del connettivo che, lo ricordiamo, rappresenta il 70% dei nostri tessuti.
Carico di tutti gli elementi nutritivi e immunitari, il sangue arterioso parte dal cuore poi, per mezzo di vasi sempre più piccoli, arriva nei tessuti. Gli ultimi capillari, detti “finestrati” per i fori che presentano, lasciano passare negli spazi lacunari dei tessuti che irrorano una parte del sangue: i globuli bianchi, gli elementi nutritivi e immunitari, cioè tutto quanto è necessario alla funzione cellulare. Qui non abbiamo più una circolazione canalizzata ma un “travaso” che si spande negli spazi lacunari dei tessuti. Non c’è nessun dubbio per noi, il Movimento Respiratorio Primario della fascia è il motore della propagazione di questo travaso in tutto l’ambiente lacunare.
Sappiamo, peraltro, che la nutrizione cellulare avviene per osmosi. In un primo tempo, grazie alla minor densità dell’ambiente cellulare rispetto a quello lacunare, le cellule possono assorbire gli elementi che sono loro vitali e necessari alla loro funzione. Terminata la “combustione cellulare“, sempre per osmosi, gli scarti si riversano nel liquido lacunare dove sono eliminati dai capillari linfatici. Ciò presuppone che il liquido lacunare sia, ora, meno denso dell’ambiente cellulare. E qui trova spazio una scoperta fisiologica, che non sembra però aver interessato gli operatori del settore: quella di una circolazione detta “di acqua libera” nelle guaine dei fasci collageni del tessuto connettivo. Noi pensiamo che essa sia destinata a modificare la densità del liquido lacunare a seconda delle necessità. In questa circolazione di acqua libera non c’è pompa cardiaca, né valvole ecc… E’ logico pensare che qui intervenga il Movimento della Fascia (M.R.P.), che è l’agente motore di tale circolazione.
La fisiologia del M.R.P. che abbiamo rapidamente evocato ci porta a considerare questo movimento perpetuo, facilmente percettibile, come una delle chiavi della funzione di nutrizione. Noi gli riserviamo uno spazio importante in tutti i nostri trattamenti.
Abbiamo l’abitudine d’iniziare l’esame dei nostri pazienti con una verifica del M.R.P. Verifichiamo il movimento a livello del cranio, delle spalle e delle cosce. Ponendo l’indice al centro del frontale tra le due arcate orbitarie con la punta sull’incisura omonima, valutiamo il suo movimento di rotazione in avanti e indietro rispetto al punto neutro. Sui due lati, un appoggio dell’indice e del medio da una parte e dall’altra del bordo orbitario dello zigomatico, permette di percepire il movimento di rotazione in avanti e indietro. Infine, un appoggio dei due pollici sui bordi posteriori dei processi mastoidei serve a verificare il loro movimento di rotazione in avanti e indietro. Cominciamo sempre i nostri trattamenti, qualunque ne sia lo scopo , con una “spinta” in un senso o nell’altro a partire da questi punti di controllo, per aumentare l’ampiezza del M.R.P. o per rilanciarlo nel caso in cui sia scomparso.